Capovolgiamo la prospettiva
" Mi domando se non finirò per attraversare la terra da una parte all'altra! Sarà buffo sbucare fuori fra la gente che va in giro a testa in giù.” (Lewis Carroll, Alice nel Paese delle Meraviglie)
Ci
insegnano fin da piccoli cosa è giusto e cosa non lo è. I genitori, gli
insegnanti, tutti, si preoccupano di inculcarci la correttezza, di farci
imparare quali sono i nostri doveri. "Dobbiamo essere bravi, dobbiamo
rispettare le regole, dobbiamo ubbidire, studiare". E' tutto un continuo
porre l'accento su ciò che ci si aspetta da noi, su ciò che è universalmente
accettato come corretto, mentre troppo poco ci viene insegnato sui nostri
diritti, sul rispettare noi stessi e ciò che sentiamo. "La via del sacrificio"
è spesso l'unica opzione che ci viene offerta.
Certo, servono impegno e
tenacia e desiderio ardente per raggiungere i propri obiettivi; spesso però (troppo spesso per la verità) procediamo nella vita a testa bassa, sforzandoci
di essere bravi, di essere all'altezza, conformandoci alle regole sociali o
all'idea di successo che il mondo fuori ci ha trasmesso, dimenticandoci
di noi.
Proviamo a capovolgere la
prospettiva e a pensare, per una volta, ai nostri "diritti"; siamo qui per essere
felici, siamo qui per stare bene. La vita non deve essere per forza, continua
rinuncia, continuo sacrificio, a meno che non scegliamo che sia così. C'è una
strada diversa ed è quella che parte da un profondo ascolto di noi stessi.
"Cosa mi rende felice?" dovremmo tutti domandarci, almeno una volta
al giorno. "Cosa rende felice ME?"
Ciascuno
di noi è l’artefice del suo destino, spetta a noi crearci le cause della
felicità. È in gioco la nostra responsabilità e quella di nessun altro.
(Dalai Lama)
C'è pochissimo di assolutamente
giusto o assolutamente sbagliato, di assolutamente buono o di assolutamente
cattivo a questo mondo. C'è però cosa senti giusto per te, cosa ti fa stare
bene, cosa ti consente di realizzarti e di essere esattamente quello che sei.
Ecco allora che possiamo
cambiare visione ed iniziare a concentrarci non più soltanto sull'infinita
lista di doveri che dobbiamo assolvere (che poi il più delle volte è talmente
fitta da riuscire sempre a farci sentire inadeguati) quanto piuttosto sui
nostri diritti. Il diritto ad essere felici, il diritto a fare ciò che
sentiamo giusto per noi, il diritto a dire no quando sentiamo di voler dire no.
Passare quindi dalla
prospettiva del devo alla prospettiva del voglio.
Questo non significa buttare
tutto all'aria e voltare le spalle agli altri o disinteressarsi di tutto e
tutti, quanto piuttosto tornare ad inserire anche noi e i nostri desideri
nell'equazione. Sostituire al cosa devo fare, il "cosa voglio IO?".
Succede infatti che il più
delle volte siamo proprio noi i nostri peggiori giudici, i veri carnefici di
noi stessi. Occorre quindi imparare un po' di sana indulgenza e cominciare a
fissare il nostro sguardo su ciò che meritiamo, su ciò che abbiamo il diritto
di avere, provare, sentire.
Inizieremo così a muoverci nella
vita in modo nuovo, a guardare alle nostre giornate non più come ad un insieme
di fatiche e piccole ricompense quanto piuttosto come ad un oceano di
meravigliose opportunità e questo andrà a liberare un enorme ed inatteso
potenziale che ci consentirà di fare tutto, doveri compresi, con leggerezza e
naturalezza.
Le persone le cui vite
funzionano davvero, le persone che hanno realmente successo, sono solo quelle
persone che sanno entusiasmarsi, che hanno imparato ad amarsi e a seguire il
proprio cuore.
C'è una carta dei Tarocchi
(spesso degradati e fraintesi, portatori invece di una saggezza profonda ed
antica) che simboleggia questo cambio di prospettiva: è l'arcano numero 12,
l'Appeso. E' rappresentato da un uomo appeso, appunto, a testa giù, tenuto agganciato
da una corda avvolta attorno ad uno dei piedi.
Il suo invito è quello di cambiare sguardo, di trasformare il modo in cui ci approcciamo agli eventi.
Provare a fermarsi, deporre le armi e smettere di cercare di
controllare ossessivamente ogni cosa per affidarsi invece con piena fiducia
alla voce della nostra Anima.
Uscire dalla logica del
giudizio, del giusto e sbagliato per aprirsi ad un
respiro più ampio che è il respiro stesso della Vita, spegnendo la mente
iper-razionale e accendendo la mente immaginativa. Quel pensiero magico che ci
accompagnava da bambini.
Io chiudo i miei occhi per poter vedere.
(Paul Gauguin)
Tendiamo sempre a cercare fuori di noi
le risposte, quando invece tutte le risposte le abbiamo dentro. Dobbiamo solo
abbassare il rumore intorno e tornare ad ascoltare. Può fare paura dare voce
alla nostra parte più autentica ma la paura non è reale; è, ancora una volta, un
meccanismo di difesa della mente che teme l'ignoto, che non vuole lasciare
andare il controllo. Quante volte abbiamo temuto di affrontare
qualcuno o qualcosa immaginando le cose più terribili per poi scoprire che
la realtà era molto meno spaventosa di come ce la eravamo immaginata? Non resta
allora che prender un bel respiro e fare il salto. Siamo molto più forti di
quanto la nostra mente insicura voglia farci credere.
Non
lasciamo che il rumore delle opinioni altrui offuschi la nostra voce interiore.
E, cosa più importante di tutte, dobbiamo avere il coraggio di seguire il
nostro cuore e la nostra intuizione. In qualche modo, essi sanno che cosa
vogliamo realmente diventare. Tutto il resto è secondario.
(Steve Jobs)
Aloha 🌺
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